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RIVOLUZIONE SANREMO

Da Mahmood e Blanco al Fantasanremo. C’è aria di revolution anche qui.

Lunedi di bilanci e mancanze.

A 48 ore dalla fine del Festival della canzone italiana, a mente fredda e cuore vuoto, bisogna analizzare i grandi perché dietro un successo cosi eclatante.

Sanremo 2022 è stato conquistato dai giovani.

Inutile girarci intorno.

Sembrano lontanissimi ormai i tempi della kermesse fatta solo da chi non vendeva più dischi. Come nei piani più strategici di una partita di Risiko, la generazione dei millenial ha conquistato tutti i territori della manifestazione più famosa d’Italia, togliendo un po’ di quella polvere lasciata dai conservatori del nazional popolare e rivoluzionando il linguaggio e la fruibilità di un evento fino a poco prima, destinato solo al pubblico di Don Matteo e Affari tuoi

I social e il mondo digitale sono stati i veri padroni di questo successo. Ricordiamolo a chi crede ancora che tutto quello che c’è dietro l’universo digital non sia un vero e proprio lavoro ma un hobby al pari della pasta di sale e del découpage.

Il mondo sta cambiando ed era inevitabile che un soffio di quell’aria fresca arrivasse anche sul litorale ligure. La vittoria dei Maneskin lo scorso anno e la partecipazione di artisti come i Coma_Cose o Madame, avevano fatto da apripista ad un cambiamento che in questo 2022 ha trovato la sua massima espressione.

La musica è tornata di diritto la vera regina di tutta la manifestazione. A Sanremo va chi i dischi già li vende, chi non vediamo l’ora di rivedere dal vivo sudati con una birra ghiacciata in mano.

Lo dimostrano alcuni dei concorrenti in gara, le radio e le classifiche Spotify. Il podio della 72esima edizione è composto da canzoni che difficilmente non sentiremo tutto l’anno.

La vittoria schiacciante e super meritata di Mahmood e Blanco con un pezzo romantico come “Brividi”, oltre ad aver risvegliato gli ormoni adolescenziali in tutti noi, (aiutatemi a dire BONI!) ha pienamente rispecchiato quello che ad oggi vogliamo vedere e sentire sempre più spesso. Affinità, complicità, talento, bellezza ed eleganza che vanno al di là dei vecchi stereotipi ai quali eravamo abituati. Hanno convinto tutti. Anche chi non se lo sarebbe mai aspettato.

C’è stato glamour, ci sono stati i grandi stilisti. 

E poi c’è stato lui. Il Fantasanremo. C’è chi l’ha trovato geniale e chi mente.

Vedere gli artisti divertiti nel dire “Papalina” o “ciao zia Mara“, li ha resi agli occhi di chi li vede più umani. Anche Massimo Ranieri e Iva Zanicchi. Stavamo giocando tutti allo stesso gioco. Cantanti e pubblico uniti da un’idea che non ha niente di profondo e nessun insegnamento dietro. Fatto solo ed esclusivamente per ridere.

Ma allora, alla fine di questa grande fiera, manca ancora qualcosa?

Manca un allineamento. Amadeus ci ha provato e in parte ci è anche riuscito, ma il festival è andato troppo avanti, ha preso troppa velocità. Dietro è rimasto lo strascico di una conduzione e di scelte stilistiche che non vanno al passo con i tempi.

Siamo pronti.

Siamo pronti alle donne come vere protagoniste (citando Little Tony: Sabrina, dimmi la verità) alle unicità delle quali parlava la meravigliosa Drusilla Foer, all’inclusività vera e non a quel triste tentativo di Checco Zalone di parlare a nome di minoranze che non si sentono realmente prese in causa. Siamo pronti a salutare Fiorello e a togliergli la corona di re dell’intrattenimento, un’incoronazione avvenuta ormai troppo tempo fa. Siamo pronti a volti nuovi per il pubblico di RAI UNO.

Drusilla Foer

C’è ancora da fare ma bisogna ammettere che tanto è stato fatto. Dopo una settimana così intensa ci sentiamo spaesati ma felici.

E diciamolo, non vediamo l’ora che arrivi la prossima edizione.

Questo è il più grande successo.

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